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CROSYSTEM

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2016 13:10
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Re: Re: crosystem e lesioni subtotali del plesso
Cerco di spiegare alcuni aspetti di un trattamento semplice ma con un background molto complesso ed in larga parte da chiarire (se va in medline e digita "aspirin mechanism" vedrà quante voci escono negli ultimi anni: c'è anche lì molto da discutere...

in una lesione subtotale del plesso si ha la lacerazione di alcune, molte o moltissime fibre nervose. questo fatto ha 2 implicazioni.
La prima è una perdita di connessione tra neuroni e muscolo, oppure una perdita di funzione, temporanea, per le fibre solo leggermente danneggiate. Questa situazione innesca processi di rigenerazione assonale, o, più in generale, riparativi. I processi riparativi durano molti mesi, meno per i muscoli più vicini al sistema nervoso centrale (ad es. i muscoli della spalla) molti di più per i muscoli più lontani (ad es. della mano).

La seconda implicazione è data dalla perdita di forza che il danno ha prodotto. Questa è spesso tale, in particolar modo agli inizi, da essere pari a 0 o ad 1, in questi casi qualunque tipo di esercizio fisico è impedito o è così modesto da non riuscire a far migliorare il quadro. Spesso o sempre innesca quindi un circolo vizioso, vero responsabile del danno nella quotidianità. La "sedentarietà" del segmento/i articolare/i è tale da invalidare anche il poco che è rimasto funzionale e quanto rimasto di funzionale diventa deficitario. Il recupero delle unitò motrici il cui danno era quasi solo funzionale (la fibra nervosa aveva subito solo modesti danni senza essere interrotta)si attua quando ormai il deficit di forza è tale da rendere inutile tale recupero allo svolgimento di esercizi fisici anche minimali.
In questa situazione si hanno quindi unità motrici valide, ma la cui attivazione è resa impossibile dalla lunga inattività.

il Cro system genera un segnale meccanico che il soggetto avverte come molto debole, ma in realtà è molto potente per alcuni recettori nervosi muscolari (fusi neuromuscolari, afferenze primarie) che lo convogliano alle aree motrici destinate ad attivare le unità motrici funzionanti ma "addormentate". Questo segnale selettivo e molto potente abbassa la soglia di attivazione ("risveglia") questi neuroni e la forza (il reclutamento) aumenta. Il recupero, sia pur modesto di unità motrici mette in condizione il soggetto di compiere piccoli movimenti, piccole escursioni articolari. L'ampiezza di queste è insufficiente alla quotidianità, ma costituiscono l'appiglio indispensabile al lavoro fisioterapico. da questo punto inizia il recupero.

il meccanismo descritto è parziale e certamente non unico (ne esiste almeno un altro discusso e documentato, ma troppo complesso da spiegare). Quanto osserviamo è esattamente quanto sopra descritto, naturalmente, passare da una flessone del gomito da 5 gradi, ad esempio, a 120-160° richiede molto esercizio e molto tempo, ma la terapia introduce quei pochi gradi che consentono al terapista e al paziente di lavorare.
Un braccio compie molti movimenti, in tutte le direzioni con la spalla, flesso-estensione e prono-supinazione con gli altri segmenti. tutti questi movimenti vanno recuperati trattando i singoli muscoli defcitari. Si tratta quindi di un lavoro lungo e analitico, ma con risultati non indifferenti.

Spero di avere risposto almeno in parte alle sue domande che, so bene, non essere solo di impronta scientifica.
Non so come funzioni la vostra organizzazione, mi era stato chiesto un incontro ma non ne ho saputo più nulla. Personalmente sono disponibile, perchè la terapia può essere molto efficace, ma per questa patologia, in cui i trattamenti debbono essere molteplici, credo sia necessario trovare soluzioni diverse dal privato per affrontarne l'aspetto economico.
Molti cordiali saluti Guido Filippi
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